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Teoria dell’attaccamento: 4 tipologie

La Teoria dell’attaccamento è stata definita nel dopoguerra dallo psicologo e psicanalista britannico John Bowlby. Questa teoria ha costituito un modello di rottura rispetto alle teoria psicodinamiche classiche sullo sviluppo della relazione madre-bambino.

La teoria ritiene l’esistenze ‘di una predisposizione innata negli esseri viventi, non solo negli uomini, a ricercare e mantenere una condizione di accessibilità fisica ed emotiva con la figura di riferimento o cargiver’.

Sono state identificate, grazie al contributo di M. Ainsworth  prima e di M. Main e J. Solomon dopo, quattro tipologie di attaccamento.

Il bambino SICURO è un bambino che ha sempre manifestato le proprie emozioni negative, che attivamente ha preso parte all’ambiente che gli appartiene e che ha avuto figure di riferimento costanti. Un bambino sicuro sarà un adulto capace di rendersi indipendente dagli altri, di chiedere aiuto e in grado di riconoscere il momento del distacco.

Il bambino INSICURO EVITANTE è un bambino che è stato costantemente abituato a inibire le proprie emozioni negative, perché segnali di debolezza e fragilità. La figura di riferimento è spesso infastidita da comportamenti che attirerebbero la sua attenzione, come ad esempio il pianto. Il bambino allora si forma rispondendo diversamente a questi input perché associa il suo pianto all’allontanamento o maltrattamento della madre inibendo le sue emozioni. Imparerà quindi a sorridere quando è triste, ad essere spavaldo quando ha paura. Manifestazioni esterne non corrispondenti alle sue emozioni.

Il bambino INSICURO AMBIVALENTE è un bambino che ha avuto una figura di riferimento percepita come distratta vuoi da problemi di coppia, di lavoro, stanchezza mentale che a volte rispondeva alle richieste esterne del piccolo e a volte no (per questo vengono anche definite a corrente alternata). Questo è il motivo per cui il bambino per garantirsi la presenza del cargiver si esprime amplificando i suoi stati interni con pianti, comportamenti teatrali, camera in disordine, oggetti distrutti. Hanno imparato che le parole non rispondono alla realtà che li circonda e questo è il motivo per cui utilizzano a pieno i propri sentimenti.

Il bambino DISORGANIZZATO. Dagli studi sulla teoria dell’attaccamento un quarto gruppo di bambini su cui vennero fatti degli esperimenti si comporta in maniera diversa dagli altri tre gruppi.

Questi avevano comportamenti conflittuali e disorganizzati con i genitori,  indicativi di ricerca di vicinanza e distanza. Si ritiene che la disorganizzazione dell’attaccamento sia legata alla presenza di traumi o lutti non elaborati da parte del cargiver. Questi si riflettono in comportamenti o atteggiamenti di dolore, paura, collera improvvisa durante l’attivazione del sistema di accudimento (Schuenguel  et. Al., 1999).

La mente umana però non riesce a dare un’interpretazione giusta a questi comportamenti, questo è il motivo per cui il bambino non riesce a organizzare comportamenti coerenti in risposta ad espressioni di paura o collera improvvisa.

 

[fonte psiche.org]

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