Category Archives: APPROFONDIMENTI

Training autogeno e musica rilassante contro l’ansia, stress, attacchi di panico. Studio di psicologia e psicoterapia.


Chi ne soffre crede di essere molto fragile e incapace di farcela da solo, ma in tutti esiste una forza nascosta che deve solo emergere: ecco come. “E adesso che sono da solo, come farò?”; “Ho bisogno di persone su cui poter contare”; “Per fortuna che c’era lui, se no chissà come avrei fatto!” e via dicendo. Sono solo alcune delle espressioni tipiche di chi vive se stesso come fragile, bisognosa di “appoggi” esterni, non autosufficiente a livello emotivo. Una percezione di sé che ha certo radici lontane nel tempo, e che obbliga chi la vive a stabilire dei rapporti di forte dipendenza psicologica da altre persone. Un obbligo che limita fortemente le libertà di scelta e di azione e che inquina talora irrimediabilmente la qualità sia della vita della persona, sia le relazioni con le “figure di riferimento”. Ma questa fragilità così limitante può svanire davvero, se siamo disposti a “sperimentare” un altro sguardo su noi stessi. Come fare? Tutti sono fragili e forti. Le persone che si considerano più fragili, dipendenti e bisognose spesso sono proprio quelle che nei momenti più difficili si dimostrano forti e determinate: ad esempio dover prestare soccorso, restare lucidi quando qualcuno ha bisogno, offrire Read more…


Non abbiamo bisogno di combattere con i pensieri o di lottare contro di essi e nemmeno di giudicarli. Piuttosto possiamo semplicemente scegliere di non seguire i pensieri nel momento in cui siamo consapevoli che essi sono comparsi.Quando ci perdiamo nei pensieri, l’identificazione con essi diventa forte. Il pensiero spazza via le nostre menti, le porta via e in un batter d’occhio possiamo essere trasportati lontano. E’ come se noi salissimo sopra un treno di associazioni, non sapendo che ci stiamo salendo e certamente non conoscendo la sua destinazione. Ad un certo punto, lungo il tragitto, potremmo destarci e renderci conto che stavamo solo pensando, che stavamo solo facendo un viaggio. E quando scendiamo dal treno potremmo trovarci in un ambiente mentale molto diverso da quello in cui siamo saliti… (Goldstein 1993).


Si può essere innamorati e allo stesso tempo depressi? Può sembrare un paradosso, poiché l’ amore e la passione, per loro natura, aumentano la vitalità di chi li prova. Eppure c’è un modo di vivere il rapporto di coppia che ha un potere altamente depressivo e che consiste nell’annullarsi in favore del partner. Non si tratta del classico adattamento, per il quale si sacrificano alcuni lati del proprio carattere ai cosiddetti compromessi dello stare insieme e si rinuncia ad alcuni bisogni o desideri per non scontrarsi con l’altro, ma di un continuo tentativo di accontentarlo in tutto: nelle sue richieste (dichiarate e non), nelle frequentazioni, nelle necessità professionali, nel suo modo di considerare la relazione e la persona con cui sta. Fin dall’inizio della storia si disconosce la propria identità per plasmarsi sul mondo dell’altro e sulle aspettative che egli ha su di noi. Si tralasciano le proprie amicizie, impegni, hobby, affetti. Una dedizione assoluta, che magari sulle prime il partner non ha richiesto ma a cui si è presto abituato, beneficiandone, e che ora si attende sempre, senza peraltro valorizzarla. Anzi: è anche possibile che dopo tutto questo egli ci trovi noiosi, privi di mistero, e ci dia ormai Read more…


Napoli, 20 gen. – (Adnkronos) – Parte dalla Campania la richiesta di istituire e regolamentare lo “psicologo del territorio”, una figura che operi nei settori della scuola e dei servizi sociali, colmando un vuoto con molti Paesi europei e del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. Attraverso una proposta di legge regionale ad iniziativa popolare, l’Ordine degli Psicologi della Campania riaccende i riflettori su un tema sollevato spesso gia’ in passato da addetti ai lavori e cittadini, sul quale pero’ le istituzioni nazionali e locali non sono ancora intervenute. Lo strumento utilizzato dall’Ordine prevedeva una raccolta firme, che e’ stata lanciata lo scorso ottobre. In due mesi e mezzo ne sono state raccolte 21.500, doppiando cosi’ il traguardo di 10mila fissato dalla legge regionale, che concede ai promotori quattro mesi per raggiungere l’obiettivo. ”E’ un risultato straordinario – sottolinea il presidente dell’Ordine campano Raffaele Felaco – frutto di una grande mobilitazione della categoria su tutto il territorio regionale. Abbiamo scelto questo strumento affinche’ le istituzioni percepissero questa figura come un bisogno della cittadinanza e, raccogliendo le firme in oltre 200 conferenze organizzate dall’Ordine, abbiamo preso coscienza del fatto che la gente ha piena consapevolezza della necessita’ di servizi psicologici”. Fonte: Read more…


La schizofrenia è una malattia cronica, grave e invalidante che colpisce il cervello: circa l’1 per cento della popolazione soffre di questa malattia. Le persone con questo disturbo possono sentire delle voci che gli altri non sentono, possono credere che gli altri leggano le loro menti, controllino i loro pensieri o che complottino per far loro del male: questo rende i malati di schizofrenia nervose od estremamente agitate. I pazienti colpiti possono dire cose senza senso, possono stare sedute per ore senza muoversi o parlare; a volte sembrano perfettamente normali fin quando non cominciano a parlare di ciò a cui stanno realmente pensando. Anche le famiglie e la società risentono dei problemi causati dalla schizofrenia: molte persone affette hanno difficoltà a conservare il proprio posto di lavoro o a prendersi cura di se stessi, e per questo devono fare affidamento su altri che possano aiutarli. Un trattamento adeguato aiuta ad alleviare molti sintomi, ma la maggior parte delle persone schizofreniche avvertono i sintomi della malattia per tutta la vita. Tuttavia molti malati possono condurre una vita gratificante e soddisfacente in comunità. I ricercatori stanno sviluppando dei farmaci più efficaci e stanno utilizzando nuovi strumenti di ricerca per capire le cause Read more…


Con il Training Autogeno si può raggiungere una maggiore armonia interiore. Il training autogeno si fa con Android. E’ da oggi disponibile un’applicazione che, attraverso una voce registrata ed una musica rilassante, guida l’utente in una sessione di training autogeto e, precisamente, nell’esercizio della “pesantezza”. Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento che consente di realizzare spontanee modificazioni psico-fisiche inducendo alla calma e ad una maggiore capacità di autodistensione.Permette una pausa profilattica ed un rapido recupero di energie. Il T.A. influenza positivamente varie funzioni dipendenti dal sistema nervoso vegetativo quali la respirazione, la circolazione del sangue, il metabolismo. Permette di attenuare lo stress, l’ansia e somatizzazioni.Occorre sottolineare che ci si riferisce alla tecnica adottata dal suo fondatore il Dr. Johannes Heinrich Schultz che la elaborò e la introdusse circa 100 anni fa in Europa. L’obiettivo di Schultz era quello di rendere il paziente autore del proprio cambiamento e del proprio benessere. Con il termine autogeno infatti si mette in risalto l’importanza e la capacità per il praticante di provocare autonomamente (dopo un breve allenamento o training) le modificazioni psichiche e somatiche necessarie alle proprie esigenze personali. Per mezzo del Training Autogeno si può raggiungere così una maggiore armonia interiore Read more…


I sintomi La caratteristica essenziale della ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una grave malattia, basata sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici. Perché si possa parlare di ipocondria, ovviamente, una valutazione medica completa deve avere escluso qualunque condizione medica generale che possa spiegare pienamente i suoi segni o sintomi fisici (per quanto possa talora essere presente una condizione medica generale concomitante). L’aspetto principale dell’ipocondria è che la paura o la convinzione ingiustificate di avere una malattia persistono nonostante le rassicurazioni mediche. I sintomi della ipocondria sono riconducibili a preoccupazioni nei confronti di: funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la traspirazione o la peristalsi); alterazioni fisiche di lieve entità (per es. una piccola ferita o un occasionale raffreddore); oppure sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”). La persona attribuisce questi sintomi o segni alla malattia sospettata ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa. Le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente. In alternativa ci può essere preoccupazione per un organo specifico o per una singola malattia (per es. la paura di avere una malattia Read more…


Come capire se si soffre di depressione Può capitare a tutti, qualche volta, di essere un po’ depressi, ma ciò non significa che tutti necessitano di un trattamento. Come si fa a capire se abbiamo bisogno o meno di un aiuto terapeutico? Non è patologico avere delle leggere fluttuazioni dell’umore. La tristezza, se non è troppo intensa, può anche essere utile alla persona: porsi domande sul perché siamo tristi, ad esempio, può condurci a capire se abbiamo bisogno di qualcosa e può spingerci a trovare delle soluzioni ai nostri problemi. La depressione necessita di un intervento clinico quando i suoi sintomi sono molto intensi, provocano una forte sofferenza e durano da molto tempo (più di 6 mesi). Nella depressione “clinica”, inoltre, sono presenti autocritica, sensi di colpa, disperazione, mancanza di speranza verso il futuro, pessimismo eccessivo e pensieri di morte. La depressione vera e propria rappresenta, quindi, qualcosa di molto più intenso e duraturo rispetto al semplice sentirsi “un po’ giù di tono”. Per sapere se una persona è “clinicamente” depressa, inoltre, bisogna prendere in considerazione i motivi e le cause della sua depressione. Sentirsi molto tristi e privi di energia, avere sentimenti di vuoto, sentire di aver perso ogni Read more…


L’Università di Pisa ha condotto uno studio sul disturbo post traumatico da stress (PTSD) su soggetti coinvolti nel terremoto dell’Aquila del 2009. L’equipe di Liliana Dell’Osso, professore ordinario di psichiatra all’Università di Pisa, si è basata sui recenti studi presenti in letteratura sui quadri psicopatologici nelle vittime di eventi traumatici, tra cui l’attacco terroristico alle Torri gemelle di New York. I ricercatori dell’Università di Pisa hanno infatti collaborato con esperti americani, tra cui M.K. Shear della Columbia University di New York che ha partecipato a studi analoghi sulla popolazione newyorkese dopo l’11 settembre. «Il questionario TALS-SR (Trauma and Loss Spectrum-Self Report) che abbiamo somministrato all’Aquila – ha spiegato Dell’Osso – è derivato da studi sull’insorgenza di quadri clinici parziali o sottosoglia di PTSD nella popolazione generale colpita da eventi traumatici sia naturali (quali terremoti, tsunami, etc) o causati dall’uomo (guerre, incidenti, etc.). Tra questi studi di rilievo sono quelli derivati dalle vittime della tragedia dell’11 settembre. Sono proprio queste analisi che hanno fornito le basi per lo sviluppo del nostro modello di indagine». Un primo dato emerso nello studio su l’Aquila, cioè la maggiore incidenza di PTSD nelle donne, trova conferma in letteratura medica. «Dalle nostre rilevazioni emerge che le Read more…


Il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) può rappresentare una malattia estremamente invalidante. Spesso associata ai reduci di guerra, il DPTS può manifestarsi in chiunque abbia sperimentato un evento terrificante per il quale sia avvenuto, o abbia rischiato di accadere, un grave trauma fisico o mentale. Eventi traumatici che possono innescare il DPTS sono aggressioni personali violente, disastri naturali o causati dagli uomini, incidenti o scontri militari. Anche persone che sono state testimoni di un incidente aereo o che sono sopravvissute ad un crimine in cui si è rischiata la vita hanno sviluppato questa malattia. I militari che hanno combattuto in Vietnam e nella Guerra del Golfo, i superstiti e le squadre di soccorso coinvolti in un dopo-disastro, i superstiti di incidenti, stupri, abusi fisici, sessuali e altri crimini, i rifugiati che fuggono dalla violenza dei loro paesi, e le persone che assistono ad eventi traumatici sono tra quelle a rischio di DPTS. Anche le famiglie delle vittime possono sviluppare il disturbo. Fortunatamente, sono state messe a punto terapie efficaci per aiutare le persone colpite da DPTS. Gli individui affetti da DPTS rivivono in modo ripetitivo la situazione che li ha traumatizzati, sotto forma di flashback, incubi, ricordi o pensieri spaventosi, Read more…

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