L’ossessione amorosa, conosciuta anche come amore ossessivo o amore non corrisposto, è un’esperienza in cui una persona sviluppa un attaccamento eccessivo e persistente verso un’altra persona, spesso accompagnato da pensieri e comportamenti ossessivi.
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Educare i figli, gestire la famiglia, problemi di relazione a familiare, psicoterapia familiare. Studio di psicologia e psicoterapia – Psicologo Acerra, Caivano, Casalnuovo, Marigliano, Pomigliano, Mariglianella, Frattamaggiore, Maddaloni, Cancello, Crispano, Orta di Atella
La terapia di coppia è un tipo di terapia che mira a aiutare le coppie a risolvere i problemi e migliorare la qualità delle loro relazioni. Questo tipo di terapia coinvolge entrambi i partner e viene condotta da un terapeuta specializzato in terapia di coppia. La terapia di coppia può essere utile in diverse situazioni, tra cui: È importante sottolineare che la terapia di coppia richiede un impegno da entrambi i partner. Richiede apertura, onestà e il desiderio di lavorare insieme per il benessere della relazione. Un terapeuta di coppia qualificato può guidare il processo terapeutico, fornendo un ambiente sicuro e obiettivo in cui le coppie possono esplorare e risolvere i loro problemi. Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
La fobia scolare è un disturbo molto diffuso tra i bambini ed è caratterizzato dal rifiuto della scuola e accompagnato da vari sintomi psicofisici o manifestazioni di ansia e panico. L’ambiente scolastico di norma dovrebbe essere vissuto con serenità dai bambini, complice anche il desiderio di poter stare insieme ai propri amici. Quando tutto questo non c’è sorge questo problema che va tempestivamente risolto. Secondo i ricercatori l’origine di questo problema va ricercato nella scuola stessa che diventa artefice e strumento di risoluzione del problema. La scuola può affacciare il bambino ad una serie di fattori stressanti che possono inibire di molto la sua voglia di frequentare quell’ambiente. Problemi con i compagni di classe, con gli insegnanti, o con altro tipo di persona possono essere uno dei motivi del problema. E’ necessario il contributo dell’insegnante in questo senso. Riuscire ad accorgersi dei problemi che possono interessare il bambino e iniziare a proporre dei cambiamenti al fine di facilitarne il reinserimento. Sono state svolte diverse osservazioni riguardo la scuola. Preoccupazioni legate alla scuola: chiedersi se il bambino ha bisogno di mettersi in pari e se ha bisogno d’aiuto, se ha disturbi dell’apprendimento per cui dovranno essere messe in atto misure adeguate, Read more…
Il disturbo specifico dell’apprendimento è un disturbo cronico che vede il cervello lavorare alle informazioni che riceve dall’esterno con modalità differenti, per effetto di una diversità a livello celebrale. Questo disturbo è prevalente nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Capita spesso di ascoltare frasi del tipo ‘ se si impegnasse di più i risultati sarebbero diversi’; ‘è‘ intelligente ma non si applica‘. Il problema però non è il ‘non studiare’. Il non studiare deriva dall’esistenza di una difficoltà nell’apprendimento. E’ da lì che bisogna partire. Quali sono i sintomi del DSA? -I tempi di attenzione sono diversi: da quelli dei bambini senza disturbo; i bambini con DSA sono facilmente distraibili. Non riescono a concentrarsi su un singolo stimolo, ma sono attratti da tante altre cose contemporaneamente. -Percezione visiva: il bambino con DSA ha difficoltà a percepire correttamente uno stimolo; vede, ma non dà il giusto significato a ciò che osserva. Tale carenza viene spesso confusa con una mancanza di motivazione, ossia ciò che ci permette di fare al meglio quello che sappiamo già fare. I problemi specifici dell’apprendimento non hanno nulla a che vedere con la scarsa motivazione, perché causati da un problema di percezione. Il bambino con DSA si Read more…
All’inizio pensi che quel movimento incontrollato fatto dal tuo bambino sia solo “un vizietto” di cui si libererà a breve. Poi però ti accorgi che la frequenza con cui alza le spalle o digrigna i denti aumenta e a nulla valgono i tuoi rimproveri o le tue esortazioni a smetterla. E se fosse un tic? Niente paura: nella stragrande maggioranza dei casi questo disturbo, che consiste in una reazione motoria all’ansia, è transitorio e scompare senza necessità d’intervento. Anche nel caso in cui perduri, prima di rivolgersi ad uno specialista, è sufficiente che i genitori adottino comportamenti mirati, così da saper rispondere in modo adeguato al messaggio in codice che vuole mandarci il tic del nostro bambino. Tic “di passaggio” e tic veri e propri: come distinguerli Il tic di passaggio è l’espressione corporea di uno stato di stress momentaneo, di un problema in famiglia, una difficoltà con l’insegnante, la rottura con un amico: tutti problemi che i bambini possono scaricare nel corpo. In questi casi il tic scompare naturalmente quando la difficoltà è superata. Quando l’automatismo motorio perdura per molto tempo, si hanno buone ragioni di pensare che la situazione di stress sia durevole e che il bambino si liberi, Read more…
DEFICIT ATTENZIONE – CAUSE È normale che talvolta i bambini dimentichino di svolgere i loro compiti, abbiano la testa tra le nuvole in classe, facciano cose senza pensare, siano agitati a tavola. Ma la disattenzione, l’impulsività, l’iperattività sono anche segni del Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività o ADHD. Il deficit può causare problemi a scuola, compromettere la capacità del bambino di apprendere e stare con gli altri. Spesso l’ADHD continua nell’adolescenza e in età adulta e può interferire significativamente nella vita quotidiana, causando intense sofferenze emotive e distruggendo sogni e speranze. Per questo è importante imparare quali siano questi segni e sintomi e chiedere aiuto se li riconoscete nel vostro bambino. Nell’ultimo decennio, gli scienziati hanno imparato molto sul decorso del disturbo e sono ora in grado di identificarlo e di trattare i bambini, gli adolescenti e gli adulti che ne soffrono. I ricercatori non hanno ancora scoperto quali siano le cause dell’ADHD, sebbene molti studi suggeriscano che la genetica giochi un ruolo decisivo. Come molte altre patologie, l’ADHD è probabilmente il risultato di una combinazione di fattori diversi. Oltre alla genetica, i ricercatori stanno cercando possibili fattori ambientali e stanno valutando come eventuali danni cerebrali, elementi legati alla Read more…
Il disagio, la frustrazione, la scarsa fiducia in se stessi, la demotivazione e i problemi della condotta sono una conseguenza delle difficoltà di apprendimento, perché il bambino si rende conto di quanto sia faticoso per lui imparare nonostante l’impegno. Spesso sono bambini rimproverati o puniti dai genitori e dall’insegnante, che sono soliti dire: “Se si impegnasse di più, avrebbe maggiori risultati” “E’ un bambino intelligente, ma è svogliato” “Non studia, non si applica” Non studiare non è la causa, ma la conseguenza delle difficoltà di apprendimento. Ecco perché è importante diagnosticare precocemente tali difficoltà ed intervenire con trattamenti specifici. Vediamo ora alcune tipiche manifestazioni dei disturbi dell’apprendimento. Difficoltà nell’elaborazione linguistica: quando l’insegnante pone una domanda alla classe, il bambino con DSA non elabora immediatamente la risposta, ma continua ad elaborare la domanda ed arriva alla risposta molto dopo gli altri bambini. Ha la sensazione che tutto vada molto velocemente e, mentre lui è ancora impegnato nel cercare la risposta, la lezione è già andata avanti. Il bambino con tale disturbo è convinto che gli altri parlino molto velocemente, ma in realtà è lui che ha problemi nell’elaborare le informazioni che gli giungono. I tempi di attenzione sono diversi da quelli Read more…
La caratteristica principale del disturbo è l’ansia eccessiva manifestata dal bambino quando si deve separare da qualcuno della famiglia a cui è profondamente legato (di solito la figura materna). Tale stato di ansia deve essere inadeguato al livello di sviluppo e comparire per la prima volta nei primi sei anni di vita. I soggetti affetti da questo disturbo hanno di solito un comportamento normale finché sono in presenza del genitore o della figura primaria di attaccamento, ma manifestano intensa ansia nel momento in cui vengono da essa separati. Inoltre tendono ad esprimere paure irrealistiche e persistenti riguardo al verificarsi di eventi catastrofici che li possano separare per sempre dai genitori: temono di essere uccisi o rapiti o di incorrere in qualche grave incidente o malattia se lontani dai genitori, oppure che ai genitori capiti qualcosa di brutto quando sono lontani. Di solito evitano di rimanere soli anche per pochi minuti. Possono manifestare un’intensa riluttanza ad andare a scuola, in quanto ciò comporta un distacco dalla madre o, più in generale, dalla figura primaria di attaccamento. I bambini con questo disturbo spesso hanno difficoltà all’ora di andare a letto e possono insistere perché qualcuno stia con loro finché non si addormentano. Read more…
L’infanzia e l’adolescenza sono due fasi del ciclo di vita in cui l’individuo affronta numerosi compiti e cambiamenti che costituiscono normali tappe dello sviluppo cognitivo, affettivo e comportamentale. L’ingresso a scuola, l’integrazione con i coetanei, l’apprendimento di regole sociali, i cambiamenti del proprio corpo sono solo alcune delle sfide più importanti in cui il bambino e/o l’adolescente può incontrare difficoltà. In alcuni casi queste possono causare disagi eccessivi e comprometterne il normale funzionamento. Spesso i bambini hanno difficoltà a verbalizzare i propri bisogni ed è per questo motivo che è importante individuare il più precocemente possibile eventuali segni di disagio che frequentemente vengono espressi attraverso comportamenti più o meno visibili. Un intervento psicologico da parte di specialisti dell’età evolutiva è indicato non solo in casi di disturbo conclamato ma anche a scopi preventivi, di diagnosi e di sostegno. Fonte: ipsico.org Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
I bambini esposti a violenza tra le mura domestiche soffrono, dal punto di vista psicologico, come i soldati in guerra: sviluppano la capacita’ di riconoscere più velocemente un’imminente minaccia da cui doversi difendere e sono più in grado di attivare i meccanismi di difesa. A scoprirlo un gruppo di studiosi dello University College of London (Regno Unito) guidati da Eamon McCrory della Division of Psychology and Language Sciences che, in collaborazione con i colleghi dell’Anna Freud Centre (Londra, Regno Unito), spiegano che queste capacità di “adattamento”, sul lungo periodo, possono predisporre a una maggiore vulnerabilità ad ansia, depressione e problemi di salute mentale di diverso tipo. Lo studio è stato pubblicato su Current Biology. Gli studiosi hanno esaminato le risonanze magnetiche condotte su 20 bambini londinesi di 12 anni di età media allontanati dalle rispettive famiglie per problemi di violenza domestica, e le hanno paragonate a quelle effettuate su un gruppo di controllo di 23 bambini non sottoposti a violenze di alcun tipo. Durante le risonanze magnetiche ai bambini venivano mostrate delle immagini di volti maschili e femminili ritratti con espressioni tristi, calme o arrabbiate: i ricercatori hanno cosi’ potuto documentare che davanti ai volti arrabbiati i bambini esposti alle violenza in casa mostravano Read more…
Un libro di testo che usa troppe immagini, realizzato per attirare l’attenzione dei bambini, potrebbe rendere più difficoltoso l’apprendimento. La ricerca della Ohio State University è stata pubblicata sul Journal of Educational Psychology. Gli scienziati hanno scoperto che per i bambini dai 6 agli 8 anni era più facile capire un grafico a barre semplice e che usava un unico colore, piuttosto che uno che usava immagini, come scarpe o fiori. “I diagrammi con immagini potrebbero essere più attraenti visivamente rispetto a quelli senza figure, tuttavia non garantiscono che l’attenzione dei bambini si focalizzi sulle informazioni che hanno bisogno di imparare. Al contrario, li fanno concentrare su elementi superficiali“, ha spiegato Jennifer Kaminski, che ha condotto lo studio. Secondo i ricercatori, queste conclusioni possono applicarsi anche ad altri campi oltre i grafici e la matematica. Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
Essere genitori di ragazzi affetti da malattie rare e con disabilità è difficile, ma essere fratelli lo è ancora di più. Ai fratelli di persone disabili gravi è dedicato il progetto “Essere fratelli di…” della onlus internazionale che ha sede a Reggio Emilia Ring 24 (http://www.ring14.org/), impegnata da 10 anni nella ricerca intorno a una malattia genetica rara provocata da alterazioni del cromosoma 14 e nata su iniziativa di un gruppo di famiglie. Anche la letteratura scientifica è mancante sul versante dei “fratelli di…”: concentrata come è sulle dinamiche tra genitori e figli disabili trascura spesso i disagi di quelli sani e i possibili percorsi per raggiungere quel benessere psicologico che li accompagnerà tutta la vita. Sottovalutando un altro aspetto fondamentale: verosimilmente, saranno proprio loro a doversi prendere cura dei fratelli svantaggiati in futuro. Da queste considerazioni è nato (ed è quest’anno alla quarta edizione) il progetto “Essere fratelli di…”. Principalmente per condividere esperienze e per crescere insieme, dicono i promotori, coinvolgendo principalmente i ragazzi che si trovano nella fase delicata della preadolescenza e adolescenza. “Spesso ai margini delle attenzioni dei genitori più concentrati sui bisogni dei figli disabili, i fratelli sono costretti a crescere in fretta – spiega la Read more…
<<Mio figlio non socializza! Preferisce stare a casa, si isolana e non hanno il desiderio di stare con gli amici, andare al bar, in discoteca. Credo non sia “normale”.>> Questa è una delle e-mail che arrivano dei tanti genitori preoccupati per il comportamento dei propri figli. Ogni caso di un bambino o di un giovane che si isola è unico nel suo genere. Normalmente possiamo parlare di due grandi macrocategorie di “figli che si isolano”: 1) Il ragazzo semplicemente più sensibile, che vede le cose in maniera diversa rispetto al gruppo di pari, e che magari vuole stare lontano da relazioni fatte da convenienza, ipocrisia, da conversazioni vuote. 2) Il ragazzo che non si sente adeguato alla gestione del rapporto con gli amici, che usa l’isolamento come protezione dalla realtà. Il linguaggio che gli appartiene non è il linguaggio che c’è all’esterno. Non vede l’ora di isolarsi per stare nel “suo” mondo, lontano da tutti, a volte anche dalla famiglia. L’unica arma dei genitori in questi casi è la comprensione e l’empatia. Attraverso il dialogo e attraverso dei momenti di condivisione delle esperienze quotidiane si può arrivare a percepire la natura del disagio. Parlo spesso di percezione del disagio da Read more…
Generalmente l’amico immaginario, è una creazione positiva dell’immaginazione infantile, è una cosa comune e spesso si configura solo come un gioco. Capita sovente che i bambini tendano a crearsi un compagno di giochi immaginario per portare fuori da se stessi tutte quelle ansie, le emozioni, tensioni e preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Immaginarsi un amico che fa tutto quello che diciamo noi e che non rivela a nessuno le nostre preoccupazioni, può essere utile nella vita del bambino; generalmente è una fase che attraversano in molti. Spesso l’amico immaginario si presenta quando l’ambiente attorno al bambino subisce un cambiamento. L’amico immaginario può assumere nella mente del bambino le caratteristiche delle persone o delle figure di cui sente la mancanza e ci da importanti informazioni sulla vita “interna” del nostro piccolo. Quello che spesso consiglio ai genitori che portano bambini con questo tipo di problema, è di non prendere in giro il figlio e di non cercare di convincerlo del fatto che il suo amico immaginario non esiste, anzi, può essere un ponte di comunicazione per avviare un dialogo con il bambino e capire se è preoccupato per qualcosa, se si sente solo o triste. In base ai contenuti Read more…
GIOVANNI BOLLEA, neuropsichiatra infantile classe 1913, adesso penserai che stavo scherzando vista l’età di nascita ma, Lui stesso ha detto: “Sono un bambino, dal momento che la vita comincia a ottant’anni…”. Eccole le sette regole d’oro, a me sembrano perle di saggezza! Comunque sempre di preziosi si parla. 1. Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia. 2. Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati. 3. I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare. 4. Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone. 5. Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica Read more…