La gelosia è un sentimento comune che non sempre deve essere demonizzato. Tuttavia in particolari condizioni essa può assumere una connotazione patologica, qualora si stagli all’interno di una personalità non sufficientemente strutturata in termini evolutivi. Gli psicologi sono soliti inquadrare le problematiche legate alla gelosia in tre grandi gruppi, distinti in relazione ai sintomi e alla gravità degli stessi. Si distinguono generalmente: 1) la Gelosia Ossessiva i cui sintomi rientrano nel quadro nosografico del Disturbo Ossessivo Compulsivo; 2) la Sindrome di Mairet dove il sintomo è legato a delle idee prevalenti; 3) la Gelosia Delirante o Disturbo Delirante, detta anche «Sindrome di Otello». Nella Gelosia Ossessiva il “dubbio sulla infedeltà del partner” è quello che domina, un dubbio lacerante che non si riesce a mettere a tacere. L’ideazione di gelosia è inoltre abnorme per quantità e durata. Essa è qualcosa che il soggetto non riesce a reprimere e che deve esternare ad ogni costo. Il geloso mantiene un confronto con la realtà e con i dati che da questa provengono e cerca di insinuare il dubbio in essi. Sul piano comportamentale, invece, dominano le condotte di ricerca di segnali che possano lenirlo, confermarlo o smentirlo.Nella gelosia ossessiva è frequente vedere Read more…
Generalmente l’amico immaginario, è una creazione positiva dell’immaginazione infantile, è una cosa comune e spesso si configura solo come un gioco. Capita sovente che i bambini tendano a crearsi un compagno di giochi immaginario per portare fuori da se stessi tutte quelle ansie, le emozioni, tensioni e preoccupazioni della vita di tutti i giorni. Immaginarsi un amico che fa tutto quello che diciamo noi e che non rivela a nessuno le nostre preoccupazioni, può essere utile nella vita del bambino; generalmente è una fase che attraversano in molti. Spesso l’amico immaginario si presenta quando l’ambiente attorno al bambino subisce un cambiamento. L’amico immaginario può assumere nella mente del bambino le caratteristiche delle persone o delle figure di cui sente la mancanza e ci da importanti informazioni sulla vita “interna” del nostro piccolo. Quello che spesso consiglio ai genitori che portano bambini con questo tipo di problema, è di non prendere in giro il figlio e di non cercare di convincerlo del fatto che il suo amico immaginario non esiste, anzi, può essere un ponte di comunicazione per avviare un dialogo con il bambino e capire se è preoccupato per qualcosa, se si sente solo o triste. In base ai contenuti Read more…
GIOVANNI BOLLEA, neuropsichiatra infantile classe 1913, adesso penserai che stavo scherzando vista l’età di nascita ma, Lui stesso ha detto: “Sono un bambino, dal momento che la vita comincia a ottant’anni…”. Eccole le sette regole d’oro, a me sembrano perle di saggezza! Comunque sempre di preziosi si parla. 1. Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia. 2. Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati. 3. I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare. 4. Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone. 5. Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica Read more…
Un’importante scoperta è stata effettuata dagli scienziati del “Department of Behavioral Medicine”, dell’università di Tohoku in Giappone,che hanno aiutato i pazienti con la sintomatologia da colon irritabile, con l’utilizzo di tecniche di Training Autogeno (T.A.). Nello specifico, i pazienti che hanno seguito questo trattamento, si sono dovuti sottoporre ad una cura individuale di otto sessioni per un totale di due mesi. Ogni sessione consisteva in 30-40 minuti di esercizi comprendenti varie tecniche di rilassamento e concentrazione.Il Training autogeno (TA) è una tecnica di rilassamento utile e completa. Tuttavia, nessuno studio ha esaminato gli effetti del TA sulla sindrome dell’intestino irritabile (IBS). <<In questo studio (riportano gli scienziati) abbiamo testato l’ipotesi che il TA migliora i sintomi di IBS. Ventuno pazienti affetti da IBS sono stati randomizzati e trattati con TA (n = 11, 5 maschi e 6 femmine) ed è stato osservato un gruppo di controllo (n = 10, 5 maschi, 5 femmine). I pazienti del gruppo sperimentale sono stati addestrati intensamente con training autogeno, mentre quelli del gruppo di controllo venivano trattati con dibattiti sulle abitudini dei pasti dei pazienti e sugli stili di vita. Tutti i pazienti hanno risposto ad una domanda relativa a un adeguato sollievo (AR) dei sintomi Read more…
Con il Training Autogeno si può raggiungere una maggiore armonia interiore. Il training autogeno si fa con Android. E’ da oggi disponibile un’applicazione che, attraverso una voce registrata ed una musica rilassante, guida l’utente in una sessione di training autogeto e, precisamente, nell’esercizio della “pesantezza”. Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento che consente di realizzare spontanee modificazioni psico-fisiche inducendo alla calma e ad una maggiore capacità di autodistensione.Permette una pausa profilattica ed un rapido recupero di energie. Il T.A. influenza positivamente varie funzioni dipendenti dal sistema nervoso vegetativo quali la respirazione, la circolazione del sangue, il metabolismo. Permette di attenuare lo stress, l’ansia e somatizzazioni.Occorre sottolineare che ci si riferisce alla tecnica adottata dal suo fondatore il Dr. Johannes Heinrich Schultz che la elaborò e la introdusse circa 100 anni fa in Europa. L’obiettivo di Schultz era quello di rendere il paziente autore del proprio cambiamento e del proprio benessere. Con il termine autogeno infatti si mette in risalto l’importanza e la capacità per il praticante di provocare autonomamente (dopo un breve allenamento o training) le modificazioni psichiche e somatiche necessarie alle proprie esigenze personali. Per mezzo del Training Autogeno si può raggiungere così una maggiore armonia interiore Read more…
Capita spesso che il desiderio sessuale possa trasformarsi in una vera e propria ossessione, in cui il sesso non è più un profondo e benefico momento d’intimità col partner, ma diventa dipendenza, qualcosa che viene visto e vissuto come ESTREMAMENTE NECESSARIO. Se il sesso non è più un piacere ma un bisogno impellente e continuo e il rapporto sessuale diventa un antidoto all’ansia e una modalità per gestire l’agitazione, allora possiamo parlare di DIPENDENZA SESSUALE. Capita spesso che ci si sente inadeguato con se stesso, cerca di trovare qualcosa in cui sentirsi “esperto” e “mettersi alla prova”, il sesso è una di queste cose. Nonostante la maggior parte della giornata sia dedicata alla ricerca del piacere, il dipendente non si sente appagato dopo un rapporto, anzi subentrano in seguito sensi di colpa e di vergogna. Sebbene si ripromettano di darsi una regolata, puntualmente falliscono, amplificando così il loro senso di inferiorità. Il dottor Sameer Parikh, psicologo, definisce la dipendenza sessuale come “una situazione in cui fare sesso è visto come l’unica priorità di una persona, spingendola a trascurare tutti gli altri aspetti importanti della vita, come il lavoro, il sonno e la vita sociale. La dipendenza e la compulsività verso Read more…
Milioni di uomini soffrono di eiaculazione veloce o precoce, un disturbo sessuale che può essere generato da molteplici cause. Una delle cause di eiaculazione veloce è legata all’ansia da prestazione che causa sensazioni negative come paura di insuccesso o inadeguatezza nel portare a termine un rapporto sessuale che possa essere giudicato soddisfacente dalla propria partner. Nel caso in cui l’eiaculazione veloce dovesse essere generata dall’ansia da prestazione, una valida soluzione potrebbe essere quella del training autogeno, una tecnica di rilassamento che consente di avere maggior controllo dello stress e dell’ansia. Questa tecnica, inoltre, permette anche una generale riduzione emotiva e favorisce il recupero di energia e la diminuzione di episodi di eiaculazione veloce. Eiaculazione veloce: ecco come il training autogeno cura questo disturbo sessuale Il training autogeno per curare l’eiaculazione veloce prevede lo svolgimento di alcuni esercizi che permettono il raggiungimento di un totale rilassamento sia fisico che mentale. I principali esercizi del training autogeno per curare il disturbo sessuale dell’eiaculazione veloce sono essenzialmente sei e ognuno di questi favorisce il rilassamento di una specifica parte del corpo: Esercizio della pesantezza: produce uno stato di rilassamento muscolare, precisamente dei muscoli striati e lisci Esercizio del calore: produce una vasodilatazione con conseguente aumento del flusso sanguigno Esercizio Read more…
Il Metodo RAT, derivato dal più conosciuto training autogeno di Schultz, costituisce la tecnica-base nella preparazione al parto e si propone di raggiungere diverse finalità quali: migliorare la respirazione, imparare a percepire le contrazioni muscolari e rilassare le parti alte del corpo. Il termine “training” significa “addestramento”, quindi apprendimento: il training autogeno prevede, infatti, l’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica e di rilassamento. Questa applicazione installa sullo smartphone delle donne in maternità un’applicazione che le guiderà nel training respiratorio e muscolare pre-parto. SCARICA L’APPLICAZIONE PER ANDROID DALLO STORE UFFICIALE Ecco un’anteprima: Clicca sul tasto play per ascoltare l’anteprima: Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
La dipendenza affettiva può essere definita come un quadro patologico nel quale il rapporto di coppia, la relazione d’amore viene vissuta come condizione unica e necessaria per la propria vita ed esistenza. I soggetti che vivono questo tipo di dipendenza attribuiscono all’oggetto d’amore una importanza tale per cui sono disposti ad annullare il proprio sé, a non ascoltare i propri bisogni e le proprie necessità, a mettere avanti sempre e comunque le esigenze dell’altro pur di evitare il conflitto e scongiurare la rottura della relazione. Gli indicatori e i sintomi che permettono di svelare l’esistenza di una dipendenza affettiva sono i seguenti: terrore dell’abbandono e della separazione evidente mancanza di interesse per sé e per la propria vita paura di perdere la persona amata devozione estrema gelosia morbosa isolamento incapacità di tollerare la solitudine stato di allarme e di panico davanti alla minima contrarietà assenza totale di confini con il partner: la relazione è simbiosi e fusione paura di essere se stessi senso di colpa e rabbia Tale tipo di relazione trova origine nella natura stessa del rapporto: ciò significa che sono storie in cui entrambi i partner si completano contribuendo al determinarsi di tali dinamiche.Molto spesso si tratta di Read more…
La Dipendenza sessuale assomiglia ad altre dipendenze come ad esempio quella da sostanze psicoattive. Anch’essa infatti può purtroppo generare sintomi negativi come ad esempio astinenza (sia psicologica che fisica), assuefazione, craving (intenso desiderio del qualcosa dalla quale l’individuo dipende) etc.; così come può apportare tutte le conseguenze negative sulla vita personale, interpersonale, sociale e lavorativa della persona. Tali molteplici e vitali contesti vengono allora messi in disparte per dare sempre più spazio ai pensieri e ai comportamenti di tipo sessuale. La maggior parte del tempo viene dunque speso nel ricercare in modo spasmodico e disperato e nell’assecondare impulsi, pensieri e comportamenti sessualmente connotati. Il dipendente sessuale è continuamente tempestato da fantasie, pensieri ed impulsi a sfondo sessuale e alla continua ricerca di comportamenti sessuali e dunque di partner, di masturbazione, di sesso a pagamento, e, certe volte, di utilizzo di materiale pornografico e di parafilie (ad esempio voyeurismo, masochismo, feticismo, sadismo, esibizionismo, etc.). La persona può sperimentare momenti di eccessi sessuali durante l’arco della vita, ma a differenza del dipendente sessuale riesce a controllarli ed essi stessi hanno un tempo delimitato. Chi è afflitto da dipendenza sessuale non riesce più invece ad avere il controllo sui propri impulsi psico-fisici a Read more…
La Dipendenza da Farmaci e Psicofarmaci è una seria forma di dipendenza psico-fisica provocata e tenuta attiva dall’assunzione ripetuta e quantitativamente eccessiva di Farmaci e Psicofarmaci. E’ bene chiarire che in commercio non vi sono medicinali che fanno solo bene ed altri che fanno solo male; è piuttosto l’uso (secondo tempi e modalità) che di essi ne viene fatto a creare serie conseguenze psico-fisiche. Se infatti vengono utilizzati sotto prescrizione e controllo medico, certi Farmaci e Psicofarmaci, interagendo con determinate sostanze e neurotrasmettitori dell’organismo, riescono a stimolare o calmare sia la parte mentale che quella fisica della persona, in modo temporaneo, ma propositivo. Se invece vi è un iper utilizzo non controllato tali medicinali possono provocare la formazione di una vera e propria dinamica di dipendenza psico-fisica, con tutte le sue gravi caratteristiche sintomatologiche sia a livello interno, che esterno. In particolare i Farmaci e gli Psicofarmaci che possono maggiormente indurre e mantenere una situazione di dipendenza sono: gli Antidolorifici (o Antinfiammatori o Analgesici), gli Ansiolitici (es. Benzodiazepine), gli Antidepressivi, i Barbiturici, i Dimagranti, i Narcotici (es. Morfina, Metadone, etc.), i Sonniferi, gli Stimolanti (es. Amfetamine, Metamfetamine). Un dato che può invitare a riflettere sulla pericolosa e progressiva diffusione della Read more…
Negli anni trenta il medico e psicofisiologo statunitense Edmund Jacobson ideò una tecnica di rilassamento basata sull’alternanza contrazione/rilascio di alcuni gruppi muscolari per aiutare coloro che soffrivano di ansia, stress e panico. Oggi questo famoso esercizio è disponibile come App da scaricare sul proprio smartphone Android. La voce di uno psicologo guiderà l’utente negli esercizi che lo aiuteranno a superare i momenti più stressanti della vita quotidiana. L’applicazione è disponibile qui oppure cercando la parola chiave “rilassamento progressivo” sull’Android Market. La app è stata realizzata da Studio Psicologia Napoli Altri file audio in formato mp3 di rilassamento e training autogeno utili come audioterapia sono disponibili qui. Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
I sintomi La caratteristica essenziale della ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una grave malattia, basata sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici. Perché si possa parlare di ipocondria, ovviamente, una valutazione medica completa deve avere escluso qualunque condizione medica generale che possa spiegare pienamente i suoi segni o sintomi fisici (per quanto possa talora essere presente una condizione medica generale concomitante). L’aspetto principale dell’ipocondria è che la paura o la convinzione ingiustificate di avere una malattia persistono nonostante le rassicurazioni mediche. I sintomi della ipocondria sono riconducibili a preoccupazioni nei confronti di: funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la traspirazione o la peristalsi); alterazioni fisiche di lieve entità (per es. una piccola ferita o un occasionale raffreddore); oppure sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”). La persona attribuisce questi sintomi o segni alla malattia sospettata ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa. Le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente. In alternativa ci può essere preoccupazione per un organo specifico o per una singola malattia (per es. la paura di avere una malattia Read more…
Come capire se si soffre di depressione Può capitare a tutti, qualche volta, di essere un po’ depressi, ma ciò non significa che tutti necessitano di un trattamento. Come si fa a capire se abbiamo bisogno o meno di un aiuto terapeutico? Non è patologico avere delle leggere fluttuazioni dell’umore. La tristezza, se non è troppo intensa, può anche essere utile alla persona: porsi domande sul perché siamo tristi, ad esempio, può condurci a capire se abbiamo bisogno di qualcosa e può spingerci a trovare delle soluzioni ai nostri problemi. La depressione necessita di un intervento clinico quando i suoi sintomi sono molto intensi, provocano una forte sofferenza e durano da molto tempo (più di 6 mesi). Nella depressione “clinica”, inoltre, sono presenti autocritica, sensi di colpa, disperazione, mancanza di speranza verso il futuro, pessimismo eccessivo e pensieri di morte. La depressione vera e propria rappresenta, quindi, qualcosa di molto più intenso e duraturo rispetto al semplice sentirsi “un po’ giù di tono”. Per sapere se una persona è “clinicamente” depressa, inoltre, bisogna prendere in considerazione i motivi e le cause della sua depressione. Sentirsi molto tristi e privi di energia, avere sentimenti di vuoto, sentire di aver perso ogni Read more…
Da cosa nasce la gelosia? Perché si è gelosi? Parliamo di gelosia nel senso comune, di solito siamo gelosi quando abbiamo paura di perdere qualcosa o qualcuno che per noia molto valore. Questa gelosia ci porta ad essere ansiosi, diventiamo sospettosi, abbiamo paura insomma, di perdere qualcosa. La gelosia è un sentimento naturale e da non demonizzare che, nel corso della storia, ha rivestito, per l’essere umano, una grande importanza, poiché mira alla conservazione della specie e alla stabilità della coppia: parlando dal punto di vista evoluzionistico,nei maschi e’ legata alla sicurezza della paternità e, quindi, alla certezza di provvedere a figli propri; nel sesso femminile, invece, e’ legata alla necessità di tenere legato un partner in grado di assicurare “cibo e protezione alla prole”. Si tratta dunque di un’emozione ”da non rifiutare e della quale non vergognarsi”. Quando però la gelosia oltrepassa i limiti, allora può essere il caso di preoccuparsi. Quando oltrepassa questi limiti e si trasforma in patologia? Gli studi hanno cercato di definire dei parametri soglia per definire il confine tra gelosia normale e patologica. È normale se è un sentimento episodico e transitorio che non provoca sofferenza propria o altrui, mentre se viene superato un Read more…
L’Università di Pisa ha condotto uno studio sul disturbo post traumatico da stress (PTSD) su soggetti coinvolti nel terremoto dell’Aquila del 2009. L’equipe di Liliana Dell’Osso, professore ordinario di psichiatra all’Università di Pisa, si è basata sui recenti studi presenti in letteratura sui quadri psicopatologici nelle vittime di eventi traumatici, tra cui l’attacco terroristico alle Torri gemelle di New York. I ricercatori dell’Università di Pisa hanno infatti collaborato con esperti americani, tra cui M.K. Shear della Columbia University di New York che ha partecipato a studi analoghi sulla popolazione newyorkese dopo l’11 settembre. «Il questionario TALS-SR (Trauma and Loss Spectrum-Self Report) che abbiamo somministrato all’Aquila – ha spiegato Dell’Osso – è derivato da studi sull’insorgenza di quadri clinici parziali o sottosoglia di PTSD nella popolazione generale colpita da eventi traumatici sia naturali (quali terremoti, tsunami, etc) o causati dall’uomo (guerre, incidenti, etc.). Tra questi studi di rilievo sono quelli derivati dalle vittime della tragedia dell’11 settembre. Sono proprio queste analisi che hanno fornito le basi per lo sviluppo del nostro modello di indagine». Un primo dato emerso nello studio su l’Aquila, cioè la maggiore incidenza di PTSD nelle donne, trova conferma in letteratura medica. «Dalle nostre rilevazioni emerge che le Read more…