All’inizio pensi che quel movimento incontrollato fatto dal tuo bambino sia solo “un vizietto” di cui si libererà a breve. Poi però ti accorgi che la frequenza con cui alza le spalle o digrigna i denti aumenta e a nulla valgono i tuoi rimproveri o le tue esortazioni a smetterla. E se fosse un tic?
Niente paura: nella stragrande maggioranza dei casi questo disturbo, che consiste in una reazione motoria all’ansia, è transitorio e scompare senza necessità d’intervento. Anche nel caso in cui perduri, prima di rivolgersi ad uno specialista, è sufficiente che i genitori adottino comportamenti mirati, così da saper rispondere in modo adeguato al messaggio in codice che vuole mandarci il tic del nostro bambino.
Tic “di passaggio” e tic veri e propri: come distinguerli
Il tic di passaggio è l’espressione corporea di uno stato di stress momentaneo, di un problema in famiglia, una difficoltà con l’insegnante, la rottura con un amico: tutti problemi che i bambini possono scaricare nel corpo. In questi casi il tic scompare naturalmente quando la difficoltà è superata. Quando l’automatismo motorio perdura per molto tempo, si hanno buone ragioni di pensare che la situazione di stress sia durevole e che il bambino si liberi, attraverso il tic, da un disagio che avverte costantemente.
I tic dei bambini: cosa fare
– La prima cosa da fare è riconoscere gli scenari di cadenza del tic, cosa che permette al genitore di sedare l’ansia che il disturbo del figlio gli provoca. È bene che questa osservazione non sia fissata sul sintomo, ma allarghi il campo di indagine. Capita infatti di scoprire che le situazioni che arrecano al bambinoun maggiore stress spesso non collimano con le previsioni dei genitori. Per esempio, pur dichiarando di andare molto volentieri al corso di nuoto, il ticcompare proprio durante questa attività. Questo può segnalare che il piacere che il bambino prova è disturbato fortemente da altri fattori: forse la competitività dei compagni, l’ansia da prestazione o un rapporto conflittuale con l’istruttore.
– Evitare l’eccesso di attenzione. Se il tic segnala un’insofferenza del bambinoverso un ambiente soffocante, vediamo di stargli meno addosso. Anche le troppe attenzioni possono creare ansia nei piccoli.
– Se invece nel tic leggiamo una ribellione che non riesce ad agire o una protesta che non sa esternare, buona cosa è concedergli una maggiore autonomia, così che si senta padrone del suo spazio e legittimato a dire la sua.
– Quando il tic compare soprattutto in presenza di un genitore, è possibile che la mamma o il papà sia “portatore sano” di ansia nella relazione col figlio. Come? Forse con aspettative troppo elevate o un atteggiamento distratto, con tensioni personali, eccessiva apprensione o esagerato distacco. Vale comunque la pena di chiederselo.
Trattare il tic come una richiesta di aiuto che il nostro bambino ci manda, e non come un problema, ci aiuterà a non drammatizzare la situazione.
Fonte: Riza.it
INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP
LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA
LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA