L’ipocondria è un disturbo psicologico la cui sintomatologia prevalente è caratterizzata da un’eccessiva preoccupazione relativa al proprio corpo, ai sintomi fisici ed, in generale, ai temi della salute e della malattia.
Il soggetto ipocondriaco vive con la costante paura di poter contrarre una malattia e/o con il sospetto/certezza che una malattia seria sia già in atto.
Tali paure, entrambe associate alla paura della morte, determinano reazioni comportamentali diverse: la ricerca di rassicurazione ed il checking nel primo caso, l’evitamento e la fuga nel secondo.
La paura di avere già una malattia si associa, generalmente, alla ricerca ossessiva di rassicurazioni mediche, alla richiesta di effettuare test e analisi, al ricorrente auto-esame corporeo, alla ricerca di materiale informativo medico, e al ricorso a preparati farmaceutici o fitoterapici. I pazienti possono adottare in maniera stabile il “ruolo di malato”, vivendo come invalidi ed evitando sforzi occupazionali o responsabilità personali. Possono lamentarsi persistentemente della loro salute e discutere le proprie preoccupazioni in gran dettaglio con chiunque si mostri disponibile ad ascoltarli e possono diventare interlocutori difficili per i propri medici di famiglia. Il rapporto con i medici può risultare pesantemente compromesso laddove il paziente ipocondriaco senta che il proprio medico non è in grado di spiegare in maniera soddisfacente i suoi sintomi e di trattarli.
La paura di contrarre una malattia è associata invece prevalentemente all’evitamento e alla fuga da stimoli che il paziente ritiene correlati alla malattia. Egli potrà ad esempio evitare ospedali, persone che appaiano malate, o limitare contatti con persone esposte alle malattie come medici e infermieri. Potrà inoltre evitare tutto ciò che ha a che fare con la malattia quali quotidiani, riviste, programmi televisivi e così via, comprese le indagini mediche di routine a fini preventivi. Il paziente talvolta ricorre a varie forme di auto-diagnosi e di auto-trattamento riducendo i contatti con il sistema sanitario.
Nell’ipocondria la preoccupazione può riguardare le funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la respirazione); alterazioni fisiche di lieve entità (per es. piccole ferite o una saltuaria allergia); oppure sensazioni fisiche indistinte o confuse (per es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”).
La persona attribuisce questi sintomi o segni alla malattia sospettata ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa. Le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente.
In alternativa, ci può essere preoccupazione per un organo specifico o per una singola malattia (per es. la paura di avere una malattia cardiaca).
La maggior parte degli studi concorda nell’affermare che l’ipocondria è ugualmente distribuita tra uomini e donne e può esordire ad ogni età, sebbene si sviluppi prevalentemente nella prima età adulta. Tipicamente esordisce quando la persona è sotto stress, seriamente malata o in fase di convalescenza per una malattia seria o quando ha subìto la perdita di un familiare. L’ipocondria può anche insorgere quando una persona è esposta a informazioni mass-mediatiche relative alle malattie.
L’insorgenze dell’ipocondria nella prima infanzia è, invece, da ricondursi all’ambito delle relazioni con le figure significative di riferimento: spesso la figura d’attaccamento rispecchia tale immagine di debolezza in modo sistematico, ripetitivo, sia con messaggi espliciti che con atteggiamenti iperprotettivi.
Di solito le figure affettivamente significative nella vita adulta del paziente ipocondriaco confermano questa immagine.
E’ osservazione comune che i pazienti ipocondriaci abbiano un’immagine di sé caratterizzata dalla sensazione di essere delle persone fragili, vulnerabili, deboli, facilmente aggredibili dalle malattie. Tale credenza è piuttosto generale e globale, ma costituisce uno dei perni intorno al quale si costruisce il senso della propria identità.
L’immagine di debolezza che il paziente ipocondriaco tende ad avere di se stesso ha diverse sfumature. E’ non solo debolezza sul piano fisico, intesa come vulnerabilità alle malattie e come facile stancabilità, ma è anche debolezza sul piano psicologico intesa come tendenza a provare emozioni esagerate, ad avere difficoltà nel controllarle e dunque a poterne essere sopraffatti e impazzire.
Il ripetitivo controllo del proprio corpo e la costante messa in atto di azioni volte ad evitare l’insorgere di malattie si configurano, quindi, come un ossessivo tentativo di compensare ed attenuare la sensazione di debolezza e fragilità che il soggetto ipocondriaco si porta dentro.
Cura e trattamento dell’ipocondria
Il soggetto ipocondriaco è intrappolato in una spirale viziosa che non solo rende vani i tentativi di rassicurazione e le valutazioni critiche che esso rivolge alla propria condizione, ma, in più, si nutre di tali tentativi e valutazioni.
I tentativi di rassicurazione autonomi (autoesami, ricerche di informazioni su internet, ecc.) ed eteronomi (pareri continui chiesti ai familiari, visite mediche, esami specialistici, ecc.) solitamente non funzionano o funzionano solo temporaneamente e soprattutto in molti casi inaspriscono i timori ipocondriaci (un’espressione incerta del medico farà sorgere nuovi dubbi, un valore ematico anomalo rafforzerà la convinzione di essere gravemente malati, ecc.).
Rivolgendosi con fiducia ad uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale l’ipocondria può essere curata con successo. Il trattamento cognitivo-comportamentale dell’ipocondria si è infatti rivelato molto efficace in studi clinici controllati. L’intervento psicoterapeutico dovrà avere tra i suoi obiettivi principali quello di interrompere le spirali viziose dell’ipocondria individuando le cause del disturbo e le principali credenze disfunzionali del paziente e promuovendo interpretazioni alternative dei sintomi, dello stato di salute in generale e della propria vulnerabilità alla malattia, anche attraverso lo sviluppo di abilità di gestione dell’ansia.
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