Secondo la classificazione del DSM-IV TR, il disturbo ossessivo compulsivo (conosciuto anche come DOC o OCD in inglese), è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. È un disturbo che può presentarsi sia nell’infanzia che nell’età adulta, anche se l’incidenza massima la si ha tra i 15 e i 25 anni. Colpisce circa il 2-2,5% della popolazione generale: significa che su 100 neonati, 2 o 3 svilupperanno nell’arco della propria vita il disturbo. In Italia, sono circa 800.000 le persone colpite da DOC. È un disturbo che si cronicizza, anche se con fasi altalenanti di miglioramento e di peggioramento, ma a volte si aggrava fino a compromettere il funzionamento in diverse aree di vita. Raramente è episodico e seguito da una remissione completa dei sintomi. Il soggetto si sente spesso obbligato ad agire o pensare nel modo sintomatico e per questo cerca di contrapporsi e di resistere. Nonostante cerchi di contrastare e nascondere le sue azioni o i suoi pensieri, questo sforzo non lo aiuta affatto a modificare il proprio comportamento. Sintomi del DOC Il sintomo centrale del DOC è la presenza di ossessioni e compulsioni o sole ossessioni, che occupano un tempo significativo della giornata (un ora Read more…
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Mi chiamo Angelo Rega, sono psicologo clinico, psicoterapeuta e Dottore di Ricerca in psicologia della salute e del rischio individuale e sociale. Attualmente svolgo attività di psicologo a contratto del Servizio di Affido e Adozioni dell'Ambito Territoriale ex NA8 (Casalnuovo di Napoli - Acerra) dove mi occupo del monitoraggio, del supporto psicologico ai minori in stato di affido e di colloqui e valutazioni psicologiche per le coppie che hanno inoltrato richiesta di adozione. L’immergermi nella realtà dell’affidamento familiare e dell’adozione ha costituito il presupposto fondamentale per sviluppare una particolare sensibilità verso le problematiche che i minori e le proprie famiglie vivono nella quotidianità. La mia attenzione ai temi dell’età evolutiva non si esplica soltanto attraverso la pratica clinica ma, anche, attraverso la ricerca scientifica. Svolgo, infatti, la professione di psicologo con mansioni da ricercatore presso il Centro di Riabilitazione Neapolisanit srl (dipartimento di autismo e psicosi infantili), dove mi occupo di ricerche sullo sviluppo e l'applicazione di nuove metodologie di supporto alla comunicazione verbale di soggetti affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo. Tutte le mie attività nell’ambito degli studi sull’età evolutiva sono comprovate da una produzione di articoli scientifici e collaborazioni con enti di ricerca. Sono stato, invero, assegnista ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione ISTC-CNR - e assegnista e borsista di ricerca all'Università Federico II di Napoli - Laboratorio di Cognizione Naturale e Artificiale NAC - del Dipartimento di teorie e metodi delle scienze umane e sociali, e ho svolto un periodo formativo all'esterno presso l'Università del Sud della Danimarca al Maersk MC-Kinney Moller Institutten di Odense. Tutte le attività di ricerca hanno riguardato i temi del disagio cognitivo in età evolutiva. Grazie alle conoscenze acquisite sono stato relatore a convegni sui temi della disabilità e del disagio, nonché, autore di articoli e curatore di alcuni volumi degli atti dell'Associazione Italiana di Scienze Cognitive. Ho partecipato negli anni a differenti progetti di ricerca scientifica finanziati dall'Agenzia Europea EACEA nell'ambito dell'utilizzo della tecnologia nei contesti di apprendimento. Il canale di applicazione pratica delle ricerche prodotte dai miei studi è costituito dall’attività associativa del Centro Studi e Ricerche in Logoterapia e Analisi Esistenziale Viktor Emil Frankl di Acerra (Na), del quale sono presidente, e la partecipazione alle attività dell'Associazione Italiana di Logoterapia e Analisi esistenziale di Roma di cui sono membro. Il Centro Studi e Ricerche in Logoterapia e Analisi Esistenziale V.E. Frankl di Acerra, raccoglie professionisti psicologi e psicoterapeuti che prestato la propria opera clinica a favore di minori e di famiglie indigenti impossibilitati ad ottenere cure psicologiche adeguate. Conduco tutt'ora progetti di ricerca e formazione per minori affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo e ritardo scolastico di natura sociale in collaborazione con l'Associazione Italiana Maestri Cattolici nelle scuole di Scampia, Caivano, Crispano e Cardito.
L’ansia del mattino è una forma particolare di crisi di ansia. Essa si può manifestare in due modi precisi ed è accompagnata da una sintomatologia specifica. L’ansia è una complessa combinazione di emozioni negative che includono timore eccessivo, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto. L’ansia mattutina, cioè quell’ansia che ci prende appena aperti gli occhi, oltre a seminare inquietudine e insicurezza provoca una stanchezza profonda. Il pessimismo prevale, sintomo di uno stato di depressione latente, che non deve essere sottovalutato. Le due forme di ansia mattutina Benché l’ ansia sia sempre sgradevole, l ‘ansia mattutina è tra quelle più invasive. Essa può presentarsi in due modi: 1) Ansia che si affaccia subito dopo avere aperto gli occhi, mentre si è ancora a letto. Essa si manifesta con uno stato di tensione di tutto il corpo e con palpitazioni che scattano appena ci rendiamo conto che la notte è finita e che una nuova giornata sta per iniziare. 2) Ansia che appare dopo alcune decine di minuti dalla sveglia, con uno stato di inquietudine man mano crescente fino a diventare una spiacevole sensazione di oppressione toracica. In entrambe le Read more…
Chi ne soffre crede di essere molto fragile e incapace di farcela da solo, ma in tutti esiste una forza nascosta che deve solo emergere: ecco come. “E adesso che sono da solo, come farò?”; “Ho bisogno di persone su cui poter contare”; “Per fortuna che c’era lui, se no chissà come avrei fatto!” e via dicendo. Sono solo alcune delle espressioni tipiche di chi vive se stesso come fragile, bisognosa di “appoggi” esterni, non autosufficiente a livello emotivo. Una percezione di sé che ha certo radici lontane nel tempo, e che obbliga chi la vive a stabilire dei rapporti di forte dipendenza psicologica da altre persone. Un obbligo che limita fortemente le libertà di scelta e di azione e che inquina talora irrimediabilmente la qualità sia della vita della persona, sia le relazioni con le “figure di riferimento”. Ma questa fragilità così limitante può svanire davvero, se siamo disposti a “sperimentare” un altro sguardo su noi stessi. Come fare? Tutti sono fragili e forti. Le persone che si considerano più fragili, dipendenti e bisognose spesso sono proprio quelle che nei momenti più difficili si dimostrano forti e determinate: ad esempio dover prestare soccorso, restare lucidi quando qualcuno ha bisogno, offrire Read more…
Ho ricevuto moltissime mail che mi hanno chiesto di trattare il tema del vaginismo. In un precedente articolo ho spiegato il concetto di vaginismo; in questo, però, vorrei parlare di come si cura a livello psicologico. ELEMENTO PRINCIPALE: ESCLUDERE CAUSE ORGANICHE Per prima cosa è necessario indirizzare la paziente ad un ginecologo che possa escludere qualsiasi causa organica del vaginismo (infiammazioni o malformazioni dell’apparato sessuale). Una volta appurato che le cause del disturbo sono psicogene, si può iniziare il trattamento che coinvolgerà la paziente e la coppia. Il principale obiettivo dell’intervento psicologico è quello di ridurre l’ansia associata al rapporto sessuale, in modo da eliminare la contrazione muscolare che impedisce la penetrazione. Nel corso della terapia si farà ricorso a specifiche tecniche quali: Training autogeno. Un’altra cosa importante è aiutare la donna con una terapia di rilassamento che favorisca il controllo dello stato ansioso durante il rapporto. Oltre al training autogeno si possono fornire visualizzazioni (o fantasie guidate)che aiutino la donna a rilassare i muscoli pelvici, come ad esempio immaginare la propria vagina come una rosa che lentamente sboccia, si apre e diventa un bel fiore. Esercizi di Kegel. Un ulteriore aiuto da fornire alla donna è l’apprendimento degli esercizi Read more…
Claudio, 35 anni, non riesce più ad uscire di casa da solo; due mesi fa gli attacchi di panico l’hanno colto mentre era a tavola con la sua famiglia. Da allora le crisi sono tornate ogni due o tre giorni. Soffriva anche prima di cicliche forme d’ansia, ma ora comincia a escludere dalla sua vita tutte le situazioni che teme possano provocare gli attacchi di panico. Ha un rapporto molto stretto con la madre casalinga, un buon lavoro, e vive ancora in famiglia. Vorrebbe andare a vivere da solo ma non ci ha mai pensato seriamente. L’errore. Lasciarsi soggiogare dai riti familiari Claudio è ingabbiato in una casa da cui non sa uscire: nella sua vita il focolare domestico è accogliente ma troppo invadente; qualcuno lo dovrebbe ridimensionare, ma Claudio si è adagiato nella sua gabbia dorata. Guarda caso, in questa situazione arrivano gli attacchi di panico… È come se la sua energia vitale, che in famiglia si sta spegnendo, gli dicesse: attento, qui rischi di soffocare! La soluzione. Stimolare il bisogno di libertà Per ridurre il bisogno di accoglienza e sicurezza casalinga, è necessario stimolare il bisogno di libertà: nella vita di Claudio deve entrare in scena una parte più battagliera. Questo suggerimento Read more…
Sono sempre stata una persona ansiosa (soprattutto in campo scolastico e lavorativo, nonostante i risultati raggiunti), molto insicura, con autostima inesistente. Ho contattato uno psicoterapeuta approfittando di una iniziativa della mia regione per cui si poteva richiedere un colloquio gratuito: era un periodo in cui apparentemente “andava tutto bene”, ma io avevo anche iniziato a provare una rabbia fortissima che esplodeva di fronte a banalità, con mio marito, in scenate isteriche da manuale. Così, è iniziata: con molto impegno, ma anche un po’ di scetticismo, da parte mia. Gradualmente ho iniziato a prendere maggiori consapevolezze, la terapia mi faceva vedere cose che non accettavo: un anno fa a quest’ora ero divorata dall’ansia. Tante volte, nei momento di sconforto e soprattutto all’inizio mi sono chiesta: sto buttando via tempo e dei soldi? Servirà a qualcosa? E’ passato un anno e mezzo ed è servito eccome. La psicoterapia non mi ha dato (come credevo) l’illuminazione, la folgorazione sulla via di Damasco; il cambiamento è stato lento e impercettibile, ma c’è stato. La mia vita è la stessa di un anno fa, ma adesso io sento di avere la forza di viverla. Non credevo fosse possibile affrontare il mio lavoro (lo stesso che Read more…
Bulimia: non pensavo fosse possibile, ma alla fine ci sono riuscita! Sono riuscita ad affrontare in buona parte le mie problematiche bulimiche con un trattamento psicoterapeutico a cadenza settimanale. Ero reduce da un trattamento biennale di approccio differente che mi aveva fatto conseguire risultati solo parziali. Quando ho incontrato per la prima volta il nuovo terapeuta, quest’ultimo mi ha fatto capire che se avessi avuto il coraggio di sudare sette camice, avrei superato il mio problema in tempi relativamente brevi. Ho avuto fiducia in lui e mettendocela tutta, ho voluto provare. Non è stato semplice apprendere e automonitorarmi, a far uso delle attività alternative alle abbuffate e ad usare le tecniche del problem solving per prevenire le situazioni stressanti, ma la mia perseveranza ha vinto. Ho capito, anche se all’inizio con tutte le mie perplessità, che le diete potevano diventare paradossalmente la causa delle abbuffate e che molti dei miei pensieri e delle mie convinzioni erano disfunzionali per il mio benessere. Ho trovato e messo in pratica i pensieri, le aspettative e le convinzioni più funzionali a me stessa e alla fine sono riuscita ad incamminarmi sulla via della guarigione. Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL Read more…
Il mio motivo di disperazione era costituito dal fatto che mia moglie non mi amava più e che mi aveva dato tutte le colpe.Ho due figli, a cui sono legatissimo, ma il motivo per cui sono quasi impazzito dal dolore, è che ho rivissuto la mia infanzia difficile. Ho sentito sulla pelle la sofferenza dei figli, come io l’ avevo vissuta, i litigi e la disperazione dei miei. Tale sofferenza mi è rimasta dentro e non so quanto questa mi abbia fatto vivere male, osservando con occhi non razionali, la situazione.Ora comincio a capire, come dal nulla, dopo tanta confusione, ho la sensazione di aver preso in mano il timone della mia vita, ho cominciato a percorrere una strada che non conoscevo e non mi sento più in colpa. Ora so di avere delle responsabilità, so quali sono, ora osservo mia moglie con occhi diversi, non provo più rabbia,la capisco…per lei non è stata facile la nostra vita, ho scoperto che anche lei ha avuto messaggi negativi, diversi, ma uguali nell’ influire il modo di vedere le cose.Lei non sa che io faccio psicoterapia,gli avevo proposto di farla insieme a me, ma lei non ci crede…..non crede che la gente può Read more…
Ho iniziato la mia terapia in seguito ad attacchi di panico che si sono manifestati durante l’università. Erano diventati invalidanti. …..per me la psicoterapia è stata fondamentale…. ne avevo bisogno e non lo sapevo…………l’ho capito quando ho cominciato a soffrire di crisi d’ansia quasi ogni settimana……Sei mesi per ‘vivere’ me stessa da dentro verso fuori e non il contrario come avevo sempre fatto. Nel percorso ho sofferto un pò nel dover ammettere determinate cose che mi ero sempre nascosta riguardanti la mia famiglia e i rapporti con gli altri. Oggi sono felice, e soprattutto senza ansia. Anna,37 anni, Acerra Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
I bambini esposti a violenza tra le mura domestiche soffrono, dal punto di vista psicologico, come i soldati in guerra: sviluppano la capacita’ di riconoscere più velocemente un’imminente minaccia da cui doversi difendere e sono più in grado di attivare i meccanismi di difesa. A scoprirlo un gruppo di studiosi dello University College of London (Regno Unito) guidati da Eamon McCrory della Division of Psychology and Language Sciences che, in collaborazione con i colleghi dell’Anna Freud Centre (Londra, Regno Unito), spiegano che queste capacità di “adattamento”, sul lungo periodo, possono predisporre a una maggiore vulnerabilità ad ansia, depressione e problemi di salute mentale di diverso tipo. Lo studio è stato pubblicato su Current Biology. Gli studiosi hanno esaminato le risonanze magnetiche condotte su 20 bambini londinesi di 12 anni di età media allontanati dalle rispettive famiglie per problemi di violenza domestica, e le hanno paragonate a quelle effettuate su un gruppo di controllo di 23 bambini non sottoposti a violenze di alcun tipo. Durante le risonanze magnetiche ai bambini venivano mostrate delle immagini di volti maschili e femminili ritratti con espressioni tristi, calme o arrabbiate: i ricercatori hanno cosi’ potuto documentare che davanti ai volti arrabbiati i bambini esposti alle violenza in casa mostravano Read more…
Un libro di testo che usa troppe immagini, realizzato per attirare l’attenzione dei bambini, potrebbe rendere più difficoltoso l’apprendimento. La ricerca della Ohio State University è stata pubblicata sul Journal of Educational Psychology. Gli scienziati hanno scoperto che per i bambini dai 6 agli 8 anni era più facile capire un grafico a barre semplice e che usava un unico colore, piuttosto che uno che usava immagini, come scarpe o fiori. “I diagrammi con immagini potrebbero essere più attraenti visivamente rispetto a quelli senza figure, tuttavia non garantiscono che l’attenzione dei bambini si focalizzi sulle informazioni che hanno bisogno di imparare. Al contrario, li fanno concentrare su elementi superficiali“, ha spiegato Jennifer Kaminski, che ha condotto lo studio. Secondo i ricercatori, queste conclusioni possono applicarsi anche ad altri campi oltre i grafici e la matematica. Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
Non abbiamo bisogno di combattere con i pensieri o di lottare contro di essi e nemmeno di giudicarli. Piuttosto possiamo semplicemente scegliere di non seguire i pensieri nel momento in cui siamo consapevoli che essi sono comparsi.Quando ci perdiamo nei pensieri, l’identificazione con essi diventa forte. Il pensiero spazza via le nostre menti, le porta via e in un batter d’occhio possiamo essere trasportati lontano. E’ come se noi salissimo sopra un treno di associazioni, non sapendo che ci stiamo salendo e certamente non conoscendo la sua destinazione. Ad un certo punto, lungo il tragitto, potremmo destarci e renderci conto che stavamo solo pensando, che stavamo solo facendo un viaggio. E quando scendiamo dal treno potremmo trovarci in un ambiente mentale molto diverso da quello in cui siamo saliti… (Goldstein 1993). Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
<< Dottore ho paura di morire! >> <<Così tanta paura che mi viene da piangere, mi spavento, entro nel panico più totale!>> Queste frasi riecheggiano spesso nella stanza di terapia, la morte ed il panico sono temi centrali della storia di molti pazienti che soffrono di sintomatologie ansiogene. Dietro queste frasi c’è, quasi sempre, una grande verità: chi ha paura di morire è perché non ha ancora iniziato a vivere pienamente la propria esistenza. Nel paradosso della propria condizione, bisognerebbe trasmettere ai pazienti l’idea che l’ ansia è una delle più forti pulsioni vitali di cui siamo dotati. L’ansia negativa che nasce dalla frase “ho paura di morire!“ è uno dei sintomi che maggiormente esprimono un’immensa voglia di vivere, di creare, di manifestarsi con tutta la propria pienezza. Molti pazienti spalancano gli occhi di fronte ad una tale considerazione e quando gli rimando che, se l’ansia è venata di atmosfere mortifere – anzi, ancor di più in questi casi –, questa angoscia è da interpretare come una parte di noi stessi che dice: voglio assolutamente vivere. << Dottore, perché questa voglia di vivere si manifesta così violentemente e così negativamente? >> Quando i clienti fanno queste argute considerazioni, cerco di Read more…
Migliorarsi, sviluppare le proprie potenzialità e conoscersi. Ecco un utile training che permette lo sviluppo e la percezione della propria immagine di sè. STUDIO PSICOLOGIA ACERRA Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
Si può essere innamorati e allo stesso tempo depressi? Può sembrare un paradosso, poiché l’ amore e la passione, per loro natura, aumentano la vitalità di chi li prova. Eppure c’è un modo di vivere il rapporto di coppia che ha un potere altamente depressivo e che consiste nell’annullarsi in favore del partner. Non si tratta del classico adattamento, per il quale si sacrificano alcuni lati del proprio carattere ai cosiddetti compromessi dello stare insieme e si rinuncia ad alcuni bisogni o desideri per non scontrarsi con l’altro, ma di un continuo tentativo di accontentarlo in tutto: nelle sue richieste (dichiarate e non), nelle frequentazioni, nelle necessità professionali, nel suo modo di considerare la relazione e la persona con cui sta. Fin dall’inizio della storia si disconosce la propria identità per plasmarsi sul mondo dell’altro e sulle aspettative che egli ha su di noi. Si tralasciano le proprie amicizie, impegni, hobby, affetti. Una dedizione assoluta, che magari sulle prime il partner non ha richiesto ma a cui si è presto abituato, beneficiandone, e che ora si attende sempre, senza peraltro valorizzarla. Anzi: è anche possibile che dopo tutto questo egli ci trovi noiosi, privi di mistero, e ci dia ormai Read more…
“Capita molto spesso che io perda qualcosa, anche di nessun valore. Immediatamente comincio a cercarla ovunque e la ricerca di quella cosa diventa per me di vitale importanza. Mi innervosisco perchè non la trovo ma ancor di più perchè non riesco a fare a meno di cercarla. Mentre la cerco mi sento disperata, nervosa, frustrata e mi viene da piangere perchè so benissimo che quasi sempre quella cosa non mi serve assolutamente a nulla! Ad esempio, se perdo una matita, so benissimo che posso usarne un’altra che già ho o comprarne una nuova, ma comunque io voglio trovare quella matita! E continuo a pensarci! Anche se cerco di fare altro, di uscire, di studiare, di pulire casa..continuo a pensarci! E quel pensiero mi distrugge! Vorrei avere la mente libera da pensieri inutili come quello e magari dedicarmi a cose più utili oppure rilassarmi come fanno tutte le persone che non hanno questo problema. Come facevo io quando non avevo il doc! La cosa più assurda è che, anche se trovo quella maledetta matita, la soddisfazione che provo nell’averla trovata non è così forte come il bisogno che avevo di cercarla! Cioè, neanche quando la trovo mi sento soddisfatta! Perchè le Read more…